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V. 297 — Si è seguita l’opinione dei Ballarino {Comp. stor., i, 11, xii), il quale afferma che Federico primo, scendendo in Italia per esservi coronato, passò per Como: ma è certissimo, per testimonianza di Ottone vescovo di Frisinga, che l’imperatore per quella occasione valicò le Alpi di Trento, e non della Valtellina. La cittá di Como fu da’ milanesi incendiata e distrutta a’ 27 luglio II 27, e giacque da ventotto anni nello squallore e nelle ceneri, con poche capanne erette nel luogo medesimo dagli infelici cittadini, cui fu proibito il tener mercato dai vincitori.

V. J16 — La descrizione della romana trireme è tolta segnatamente dalle Antichitá d’Er colano. È noto che Plinio comandava la flotta romana al Miseno, e che mori soffocato dalle ceneri e dal fuoco nell’eruzione del Vesuvio, ch’egli troppo da vicino volle contemplare.

V. 382 — L’eccidio di Milano avvenne l’anno 1162, cioè 35 anni dopo quello di Como. ... I milanesi, rifacendo la porta romana nell’anno 1171, fra varie sculture effigiarono il loro terribile nemico con un mostro infernale fra le gambe. Questo bassorilievo, illustrato dal conte Giulini, vedesi ancora oggidí nel mezzo della facciata esteriore della Porta romana.

V. J85 — Il Muratori e il Giulini credono favola Paramento del suolo dove fu Milano e la seminazione del sale. Il Meibomio {Rer. Germ.^ I, 625) e il Fiamma lasciò scritto che non tutto il suolo della cittá, ma solamente quello del Broletto vecchio fu seminato di sale. ... Al poeta basta la testimonianza di due scrittori, qualunque ella siasi.

Ili

CLEMENTE BONDI

t (Mozzano Parmense: 1 742-1 821).

Scrisse molto e molto tradusse: le cose sue si trovano sparse in una grande quantitá di Raccolte, delle quali non mi sarebbe possibile dare un elenco compiuto: cito qui le edizz. sue o fatte col suo consenso.

La Giornata villereccia (che ebbe fra i buongustai del tempo cosi incredibile fortuna) usci per la prima volta in Parma, 1773, dedicata «a S. E. il conte Girolamo Silvio Martinengo, patrizio veneto», con una lettera che, ricordata la Batracomiomachia, «piccolo e leggiadrissimo poemetto che Omero ha composto su le battaglie delle rane coi topi» e la «fortuna di Priamo e la nobile guerra», il grosso poema citato da Orazio, viene a dire che non il tema della poesia fa poesia. — E aggiunge: «E non è giá