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ALL’AMICO BIBLIOTECARIO GAETANO FANTUZZI TRASMETTENDOGLI LA TRADUZIONE DELLE ODI D’ORAZIO.


Benché al molto pregar sorda pur anco
a me nasconda sue beanti ciglia
d’ Esculapio la figlia,
e spesso a’ propri uffizi il destro fianco
5inerte or l’impotente

farmaco incolpi or la stagion cocente,

io, le noiose ore e il timor del peggio
ad ingannar, tocco talor mia lira
che virtú bella inspira,10 o con Fiacco e Maron Ti voi passeggio

Troia, l’Eliso, e lieta
nel respirar quell’aura io son poeta.

E questo, amico, ch’or ti vedi innanti
ascreo lavor, cui man quasi divina
15gettò in lazia fucina,

poscia di Pindo tanti fabbri e tanti,
in men nobil né al paro
docil metallo riprodur tentáro;

questo, a cui, son giá lustri, io pur provarmi
20osai, né biasmo ebbe l’ardir, fu questo

un de’ fidi al molesto
mio ritiro compagni, e amò che carmi,
non ben curati in prima,
io tornassi all’incude ed alla lima.

Poeti minori del Settecento - ili.