Il buon vegliardo a me con pia dolcezza:
« Figlio, anch’io lungo tempo esaminando,
33Tenni la mente a dubitanze avvezza;
E a’ giovani anni mi turbava, quando
Mi parea che del secolo i primai
36Di Fè il giogo scotesser venerando,
E s’infingesser di scïenza a’ rai
Scoperto aver ch’Ara, Vangelo e Dio,
39Fuor ch’esca a plebe, altro non fosser mai.
Temea non forse alfin dovessi anch’io
Da’ miei studi esser tratto a dir: — La scuola,
42Che mi parlò d’un Crëator, mentìo.
Ma benchè ardito e avverso ad ogni fola,
E benchè in secol tristo in ch’ebbe regno
45Quella filosofia che più sconsola,
E benchè procacciassi alzar lo ingegno,
Sì che a Natura io lacerassi il velo,
48Sempre d’Iddio vidi innegabil segno ».
Così Volta parlava, ergendo al cielo
La cerulea pupilla generosa,
51Poi seguitava con paterno zelo: