Pur con sensi diversi or vi rimiro,
O libri tanto amati a’ dì primieri:
Vate son io, ma spento è in me il desiro 60Di prostrarmi idolatra anzi agli Omeri.
Se volgendo lor carte ancor sospiro,
Magìa non è de’ grandi lor pensieri:
Più d’un libro m’è caro, e pure in esso 64Di rado cerco lui; cerco me stesso.
E non sol me vi cerco: alla memoria
Del me passato aggiugnesi indivisa
Di palpiti d’amor söave istoria, 68Quando un’egregia m’infiammava in guisa,
Cb’io per lei sola ambìa pietate e gloria,
Ch’io sempre in lei tenea l’anima fisa,
Che d’un sorriso suo per farmi degno, 72Sempre agognava ingentilir lo ingegno!
E se pio talor fui, pregio egli è stato
Di quella generosa animatrice:
Era ad essa straniero il forsennato 76Foco d’amor che mi rendea infelice;
Ma compatìa mie pene, ed elevato
Volea il mio spirto, e lo volea felice,
Ed allor che più insano io le parea, 80S’affannava, e garrivami, e piangea.