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Quello ancora una gente risorta
     Potrà scindere in volghi spregiati,
     E a ritroso degli anni e dei fati,
     Risospingerla ai prischi dolor;
     Una gente che libera tutta,
     O fia serva tra l’Alpe ed il mare;
     Una d’arme, di lingua, d’altare,
     Di memorie, di sangue e di cor.

Con quel volto sfidato e dimesso,
     Con quel guardo atterrato ed incerto,
     Con che stassi un mendico sofferto
     Per mercede nel suolo stranier,
     Star doveva in sua terra il Lombardo;
     L’altrui voglia era legge per lui;
     Il suo fato, un segreto d’altrui;
     La sua parte, servire e tacer.

O stranieri, nel proprio retaggio
     Torna Italia, e il suo suolo riprende;
     O stranieri, strappate le tende
     Da una terra che madre non v’è.
     Non vedete che tutta si scote
     Dal Cenisio alla balza di Scilla?
     Non sentite che infida vacilla
     Sotto il peso de’ barbari piè?

O stranieri! sui vostri stendardi
     Sta l’obbrobrio d’un giuro tradito;
     Un giudizio da voi proferito
     V’accompagna all’iniqua tenzon;
     Voi che a stormo gridaste in quei giorni
     Dio rigetta la forza straniera;
     Ogni gente sia libera, e pera
     Della spada l’iniqua ragion.

Se la terra ove oppressi gemeste
     Preme i corpi dei vostri oppressori,
     Se la faccia d’estranei signori
     Tanto amara vi parve in quei dì;