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158 IN MORTE DI LORENZO MASCHERONI

     Mosser tacendo per l’etereo piano.
Come gli amici in tempo di sventura
     Van talvolta per via, né alcun domanda
     Per temenza d’udire cosa dura1;
250Tale andar si vedea quell’onoranda
     Di sofi compagnia, curva le fronti2
     Aspettando chi primo il suo cuor spanda.
Luogo è d’Olimpo su gli eccelsi monti
     Di piante chiuso che non han qui nome,
     255E rugiadose3 di nettarei fonti,
Ch’eterno il verde edùcano alle chiome
     Degli odorati rami, e i piú bei fiori
     Di colei4 che fa il tutto e cela il come;
Poi cadendo precipiti e sonori
     260Tra scogli di smeraldo e di zaffiro
     Scendono a valle5 per diversi errori;
E là danzando del beato empiro
     A inebrïar si vanno i cittadini
     Dell’ambrosia che spegne ogni desiro.
265A quest’ermo recesso i peregrini
     Spirti avviârsi; e qui, seduti al rezzo6
     Tra color persi7, azzurri e porporini,
Fêr di sé stessi un cerchio. O tu che in mezzo
     Di lor sedesti, olimpia dea8, nè l’ira
     270Temi del forte né del vil lo sprezzo,
Tu verace consegna alla mia lira
     L’alte loro parole; e siano spiedi9
     A infame ciurma che alle forche aspira,
Né vale il fango che mi lorda i piedi10.

    altro compagno ed interprete che sè stesso». Zumb., p. 186.

  1. 249. dura: dolorosa.
  2. 251. curva le fronti: accus. di relaz. Cfr. la nota al v. 26, p. 3.
  3. 255. E rugiadoso ecc.: e irrigato da fonti di nèttare.
  4. 258. Di colei ecc.: della natura. Tasso XVI, 9: «L’arte che tutto fa, nulla si scopre».
  5. 261. a valle: in basso. — errori: giri, ravvolgimenti. Cfr. Petrarca P. I, canz. xi, 51.
  6. 266. rezzo: luogo ombrato, uve spira aria fresca.
  7. 267. perso: Dante Conv. IV. 20: «perso è un color misto di purpureo e di nero, ma vince il nero e da lui si denomina».
  8. 269. olimpia dea: la verità, ch’è dal cielo.
  9. 272. spiedi: arma, formata da un ferro acuto posto in cima ad un bastone, che serviva nella caccia per ferir cinghiali.
  10. 274. Né vale ecc.: son. A Quirino, 9: «che non hanno il prezzo Neppur del fango che mi lorda i piedi».


CANTO QUARTO

Contenuto: Il Verri narra come l’amor di patria, che rivive immortale oltre la tomba, lo spingesse poco prima ad abbandonare il cielo e a rivedere Milano, che di fuorî gli parve ancor bella e beata, ma non di dentro, che sembrogli un inferno (1-27). Furto, tirannia, ignoranza immiseriscono e