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LA MUSOGONIA 99

     48L’altro il crin bianco delle Parche1 ingombra.
Mieter dunque godea l’avventurosa
     Il vario april2 dell’almo suo terreno:
     Ella sovente un’infiammata rosa
     Al labbro accosta ed un ligustro al seno;
     E il candor del ligustro e l’amorosa
     De’ fior reina al paragon vien meno,
     E dir sembra: Colei non è sí vaga
     56Che vermiglia mi fe’ colla sua piaga3.
Ma la varia beltade, onde natura
     Le rive adorna de’ ruscelli e il prato,
     L’antica non potea superba cura
     Acchetar, di che porta il cor piagato.
     Incessante la punge ed aspra e dura
     La memoria del cielo abbandonato,
     Alla cara pensando olimpia sede
     64Venuta in preda di tiranno erede4.
Quindi nell’alto della mente infissi
     Stanle i fratelli al Tartaro sospinti,
     Ivi in quei tenebrosi ultimi abissi
     Dal fiero Giove di catene avvinti.
     E molto è già che in quell’orror son vissi,
     Né gli sdegni lassú son anco estinti;
     Ché nuova tirannia sta sempre in tèma5,
     72E cruda è sempre tirannia che trema.
Arroge, che del suo minor germano6
     Novella piú non intendea, da quando
     Re Giove usurpator figlio inumano
     Dal tolto Olimpo lo respinse in bando;
     Né sapea che Saturno iva di Giano
     Per le quete contrade occulto errando,


49-50. Fiori adunque mietea l’avventurosa Ilari e vivi, e sen dolea ’l terrerno: (C. P. ’21).

57. Ma la varia beltate (P.).

    714; Dante Purg. xxviii. 130 ecc.

  1. Parche: Erano, com’è noto, tre sorelle: Cloto, Lachesi, Atropo, inflessibili misuratrici della vita dell’uomo e concordi nel volere del Fato. Cfr. Virgilio Ecl. IV, 47, e Orazio Carm. sec., 25.
  2. Il vario april: i vari fiori. Specie di metonimia elegantissima, ch’io non ricordo se usata da altri.
  3. Colei ecc.: Favoleggiarono i poeti che la rosa, a Venere sacra, fosse prima di color bianco, e diventasse poscia vermiglia col sangue di questa dea cbe ne restò ferita nel piede, passeggiando pe’suoi giardini». Mt.
  4. Venuta ecc.: «Per diritto di nascita l’impero del cielo apparteneva ai Titani. Ma Giove, rimasto lor vincitore, gli escluse dal regno paterno, e parte ne cacciò nel Tartaro, parte ne lasciò andar dispersa sopra la terra». Mt.
  5. Ché nuova ecc.: Verissima sentenza in perfettisima forma.
  6. minor germano: Saturno, l’ultimo dei Titani, marito di Rea, che dal figlio Giove fu cacciato dal cielo, suo regno. Esiliò in Italia, ove fu accolto ospitevolmente da Giano ed ove portò l’età dell’oro, che dal suo nome fu detta anche saturnia, e piantò