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juvenilia 145

45Che il disinganno a l’anima ululava
Qual vento a notte per deserti vasti,
Refugio a la fatale ira invocasti
Unico il ferro. Oh, a chi nel raggio aurato
Vegga maligne ombre vaganti e vuoto
50Il divo cielo e immoto
Su ’l capo faticoso urgere il fato
Che al dolore a la pena al male addice
Lui de la vita incurïoso e ignaro,
Qua giú che resta omai? Ne l’innocente
55Mano il ferro adattando e lungamente
Meditando amoroso il colpo amaro,
Ti sacrasti a la morte. E di felice
Vita fioria natura, e la pendice
Suonava a’ canti e ridea ’l piano al sole,
60Quando dicesti l’ultime parole.

— A me luce non piú, non piú ’l tuo riso,
O aureo sole. Io vïolento i fati
Ecco sforzo, e rifuggo ombra sotterra.
O altissima quïete ove diviso
65Poserò d’ogni cura, o interminati
Silenzi e pace dopo vana guerra!
Pur se’ gioconda a rimirare, o terra!
Pur bello, o sol, sei tu! Natura in festa
Come a rege a te s’orna; e d’un concento
70Ineffabile io sento
Spirar le selve, che ’l tuo lume desta
Dolce fulgente. E tu, tu gli amorosi