Pagina:Poemetti italiani, vol. X.djvu/17


13

     Non v’era cor di qualità sì dura,
Che al suo possente stral non desse loco,
Nè petto di sì rigida natura,
20Che non ardesse al suo cocente foco:
Però accadea, che una gentil figura,
Quantunque fosse il suo merito poco,
Avea tal forza in mente alta, e proterva,
Che il Re sposava, e il Principe la serva.

     25Inganno, falsità, villan pensiero
Nell’animo de’ giovani non era;
Il lor affetto ardente era, e sincero,
E la lor servitù costante, e vera:
Beata, chi patia sotto il suo impero,
30Già riputava ogni pena aspra, e fiera:
Nè l’uom restava mai d’esser fedele,
Benchè la donna fosse empia, e crudele.

      Questo, perchè l’aurato, acuto dardo
Lor trafiggea profondamente il core,
35E il dolor della piaga era gagliardo,
Nè mai scemava, anzi crescea l’ardore:
Era poi mercè degna un dolce sguardo
D’un lungo, ardente, e ben provato amore,
O mio fiero destin malvagio, e rio,
40Perchè non nacqui a sì bel tempo anch’io?