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E ch’ei regna sotterra, e che di Giove
Egli è degno fratello ei le rammenta;
235O bellissima vergine, sopporta,
Egli dicea, questo improviso oltraggio,
Come segno d’amore: Amor m’ha spinto.
A fuore uscir del mio superbo impero,
E m’ha spinto a fornir tanto viaggio;
240Torniti a mente, che da Amor fu vinto
Un tempo Giove, adunator di nembi,
E per Europa trasformossi in Toro,
E via la trasse dal paterno albergo;
Ella per entro il ar ebbe spavento,
245E sospirò dell’amator sul tergo,
E poi felice si condusse in Creta;
Ivi de’ danni suoi la prese obblio,
E non a torto, che di prole eccelsa
Sovra ciascuna madre ella fu lieta,
250Or pet te così fia dell’amor mio,
Tu Reina sovrana; a te lo scettro
Porrassi in man di un infinita gente,
E di te fornirassi ogni desio;
Dell’universo sulla terza parte
255Senza contrasto tu sarai possente:
Asciuga il pianto, rasserena il volto;
Ah che son troppo le querele sparte.
Per sì fatta maniera ei la consola,
E dolce la vezzergia, e de’ begli occhi