Pagina:Poemetti italiani, vol. VII.djvu/61


57

Verso l’iniqua donna; e disciogliendo
La lingua attossicata, ella rispose:
100Io per modo a Pluton darò consiglio
Ch’egli verrà sulle pendici Etnee,
Bramoso di goder feste amorose;
Ora Amor senti me: presso quel monte
Proserpina suol far chiuso soggiorno,
105Ed ivi Berecintia genitrice
Le bellezze di lei serba nascose:
Viso al mondo non è cotanto adorno,
Ch’ella nol vinca; ed è parlare in vano
Nominar perle, ed oro, e gigli, e rose.
110Tanto ad ogni beltà costei fa scorno,
Dunque per l’onor tuo fatica prendi,
Che agli occhi di Plutone ella’s’esponga,
Se fai, ch’egli si accosti a cotal foco,
Già lo veggo distrutto in grandi incendi:
115Ma perchè tua bontade offre mercede
Al mio servir, cio, ch’io desiro, intendi:
Io mi sono una, che ad altrui non cerco
Punto piacer; agli affar miei procuro,
E se avvenisse, che di amico affetto
120S’ingombrasse il mio cor, mi fora duro;
Però prometti, che di tua saetta
Ei giammai per sentir non è percossa,
E ch’ei di non amar sarà sicuro;
Fin qui diss’ella, indi rispose Amore: