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Un dì vantossi, e sull’Olimpo eccelso
Fra gli altri Numi sollevando l’arco.
20Colla man pargoletta, alto dicea:
Ecco l’armi possenti, onde trionfo
Sopra qualunque cor dell’Universo;
Chi negarlo oserà? questa faretra
Gli orgogli abbatte d’ogni spirito avverso,
25Or ciascun tremi; e così lieto in viso
Vibrava i dardi, e balenar facea
Da i rubin delle labbra un bel sorriso.
Nella Corte del ciel non fu sembiante
Salvo dimesso; e rammentossi Giove,
30E l’antico Saturno ebbe in memoria,
Come già per l’addietro ei visse amante,
E fè più chiara l’amorosa gloria;
Fra tanti Momo sol batte le palme,
E fisa gli occhi nell’Idalio Nume;
35Spirto sfacciato, e che ciascuno emenda
Arditamente, e che ripien di tosco
Nulla cosa lodare ha per costume, a
Costui disse ghignando: agevol cosa
E’ di sua propria man farsi corona;
40Amore alto sublimi il tuo potere;
Ma senti ciò, che al mondo altri ragiona
E ciò, che io ti ragiono: ardere il petto,
Di Giove, e di Saturno al biondo Apollo
Per bella Ninfa faettare il core,