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Certa è la morte. Ella ver noi s’avanza,
E di già il piè tremante ella ci tocca.
Ma non s’attenda, o cara, il comun faro
Da noi, come dal reo. Sì, noi moriamo.
E... mia diletta, ah che sarebbe mai
La più felice, e la più lunga vita?
Di rugiada una goccia in nudo scoglio,
Che al mattutino sol nel mar si perde.
Su coraggio, Semira. Un’altra vita
Ancor ci attende, e voleremo in braccio
A una felicità, che mai non scema.
Non si tremi al passaggio. Or tu m’abbraccia,
E l’ultimo destin s’attenda in pace,
Da questi orridi abissi, ah sì, ben tosto
S’alzeran le nostr’alme in sulle forti
Eterne penne, e di bel foco accese
Al puro cielo voleran sicure.
In te, gran Dio, le mie speranze io posi.
Sì, mia Semira, alziamo a Dio le mani.
Delle arcane sue mire a noi mortali
Il giudicar s’aspetta? Ei questo fango
Con un soffio animò; manda la morte
A’ giusti, e a’ rei; ma fortunato appieno
Colui che di virtù segnò le vie!
Non già perchè la vita a noi conservi
T’imploriamo, o Signor; togli noi pure
Nel giudizio fatal; fol le nostr’alme