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I sacri usi ne serba. Ecco che sparsa
Pria da provvida man la bianca polve
In piccolo stanzin con l’aere pugna,
E degli atomi suoi tutto riempie
Egualmente divisa. Or ti fa’ core
E in seno a quella vorticosa nebbia
Animoso ti avventa. Oh bravo! oh forte!
Tale il grand’Avo tuo tra ’l fumo e ’l foco
Orribile di Marte, furiando
Gittossi allor che i palpitanti Lari
De la Patria difese, e ruppe e in fuga
Mise l’oste feroce. Ei non pertanto
Fuliginoso il volto, d’atro sangue
Asperso e di sudore, e co’ capegli
Stracciati ed irti, da la mischia uscío
Spettacol fero a’ cittadini istessi
Per sua man salvi; ove tu assai piú dolce
E leggiadro a vedersi, in bianca spoglia
Uscirai quindi a poco a bear gli occhi
De la cara tua Patria, a cui dell’Avo
Il forte braccio, e il viso almo celeste
Del Nipote dovean portar salute.
   Ella ti attende impaziente, e mille
Anni le sembra il tuo tardar poc’ore.
È tempo omai che i tuoi valetti al dorso
Con lieve man ti adattino le vesti
Cui la moda e ’l buon gusto in su la Senna