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Carletto» e mai si fosse trattenuto a pranzo in casa sua, tuttavia questo non impediva i due amici di essere intimi, come ho poco sopra osservato, perchè il «vecchio Carletto» non lasciava passar giorno senza entrar tre o quattro volte a veder come stava il suo vicino, e frequentemente si tratteneva a colazione o pel thè, e quasi sempre a pranzo; e il determinare la quantità di vino che allora i due vecchi amici riuscivano a spacciare sarebbe una cosa proprio difficile. La bevanda favorita del «vecchio Carletto» era il «Château Margaux», e sembrava proprio che facesse bene al cuore del Sig. Shuttleworthy il vedere il vecchio compagno trangugiare caraffa sopra caraffa, cosicchè un giorno, quando il vino era in corpo e la mente, per naturale conseguenza, alquanto vacante, egli disse al suo inseparabile, dandogli una manata sulle spalle: «Ti dico io com’è la cosa, il mio vecchio Carletto, tu sei, senza dubbio, il più cordiale vecchio compagno che io abbia mai incontrato dal giorno che son nato; e poichè ti piace buttar giù il vino a questo modo, voglio esser dannato se non ti regalo una bella cassa di questo Château Margaux. Dio mi fulmini». (il Sig. Shuttleworthy aveva la triste abitudine di bestemmiare, sebbene raramente egli si spingesse oltre «Dio mi fulmini» o «Per bio»