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agli dei penati, ai lari; e così con diversi principii e nomi, ma quasi con le stesse forme, alla religione di un popolo giovane e fiorente, si sostituì quella che convenivasi ad un popolo degradato e corrotto.

Gli Dei antichi erano eroi, perchè eroico il popolo che li adorava: quelli dei cristiani, eran martiri, perchè schiavi ed oppressi gli adoratori. Avvezzi gli antichi a vedere il trionfo ed a rispettare il giusto, lo riguardavano come legge immutabile a cui sottostavano dei, e uomini; i cristiani, per contro, che la miseria aveva sospinti allo scetticismo, ne perdettero ogni idea, e deïficarono l’arbitrio, abbandonando i destini dell’umanità in balìa d’un Dio, secondo la preghiera degli uomini mutabile, e così al padrone che si creavano nel Cielo davano gli attributi medesimi che avevano i loro padroni sulla terra. La morale degli antichi risultata dall’azione era pratica, e però d’accordo con l’umana natura; quella dei cristiani impraticabile, perchè volta a frenare le sue leggi.

La nuova religione, umile in prima, si propagò strisciando fra i potenti, ma, divenuta padrona della forza, mostrossi oltre ogni credere feroce e codarda. Inorridiscono i moderni in pensando a’ terribili riti druidici ed agli umani sagrifizii degli antichi; non conoscono, tanto da’ pregiudizii è oscurato il loro intelletto, quanto più atroci e codardi sono gli assassinii del cristianesimo commessi nei tetri recessi dell’inquisizione.

Coronata di fiori, resa ebbra dallo stesso sentimento religioso, alla splendida luce del sole, fra devota e festosa moltitudine, invitavasi la vittima degli antichi, la cui vita, in men che balena, veniva spenta dal colpo che vibrava il destro sacerdote.

Carica di catene, estenuata dalla fame, sotto oscure e solitarie volte de’ sotterranei, circondata da carnefici, non già addestrati a recar pronta la morte, ma raffinati