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natura al tutto differente: confonderle in una, è renderle insolubili tutte.

La formola politica adunque non deve esprimere altro, che la legge sociale, ossia i rapporti naturali e necessarii de’ cittadini verso la nazione, e delle nazioni verso l’umanità. La sorgente poi e la sanzione di questa legge sono due problemi a parte, gravissimi e importantissimi quanto si voglia, ma indipendenti dalla formola. Dunque allorché Mazzini soggiunge: «Questi due termini mancano alla formola francese; costituiscono l’italiana,» pronuncia senz’accorgersene il più grande elogio di quella, e la più severa condanna della sua.

«La sorgente, la sanzione morale della legge sta in Dio, cioè in una sfera inviolabile, eterna, suprema, su tutta quanta l’umanità, e indipendente dall’arbitrio, dall’errore, dalla forza cieca e di breve durata. Più esattamente Dio e Legge sono termini identici.» Con questo commento, lungi dallo spiegare la sua formola, Mazzini la immerge in un pelago di nuove difficoltà e di nuovi misteri. Se Dio e Legge sono termini identici, la sua tesi, che la sorgente, la sanzione della legge sta in Dio, equivale precisamente a queste altre: la sorgente della legge è la legge; — la sanzione della legge è la legge; — la sorgente di Dio è Dio; — la sanzione di Dio è Dio; — la legge è legge; — Dio è Dio. — E che senso daremo noi a questo gergo? Inoltre se la legge è Dio, convien dunque sapere che cos’è Dio, per conoscere che cosa sia la legge E il Dio di Mazzini qual’è? Ecco il nodo della quistione. L’accennare come egli fa ad una sfera inviolabile, eterna, suprema non è definire; poiché a tutte quante le religioni e le sette possono appropriarsi quelle belle parole; ma sono parole! Avanti d’accettare la sua formola, dobbiamo chiedergli, che ci dica una buona