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care rimembranze della mia vita è la dolce casa di campagna presso Sorrento, ove ancor vivono e soffrono nonna Rosa e la povera Duccella.

Io studio. Séguito a studiare, perchè questa è forse la mia più forte passione: nutrì nella miseria e sostenne i miei sogni, ed è il solo conforto che io mi abbia, ora che essi sono finiti così miseramente.

Studio, dunque, senza passione, ma intentamente questa donna, che se pur mostra di capire quello che fa e il perchè lo fa, non ha però in sè affatto quella «sistemazione» tranquilla di concetti, d’affetti, di diritti e di doveri, d’opinioni e d’abitudini, ch’io odio negli altri.

Ella non sa di certo, che il male che può fare agli altri; e lo fa, ripeto, per calcolo e con freddezza.

Questo, nella stima degli altri, di tutti i «sistemati», la esclude da ogni scusa. Ma credo che non sappia darsene alcuna, ella medesima, del male che pur sa d’aver fatto.

Ha in sè qualche cosa, questa donna, che gli altri non riescono a comprendere, perchè bene non lo comprende neppure lei stessa. Si indovina però dalle violente espressioni che assume, senza volerlo, senza saperlo, nelle parti che le sono assegnate.

Ella sola le prende sul serio, e tanto più quanto più sono illogiche e strampalate, grottescamente eroiche e contraddittorie. E non c’è verso di tenerla in freno, di farle attenuare la violenza di quelle espressioni. Manda a monte ella sola più pellicole, che non tutti gli altri attori delle quattro compagnie presi insieme. Già esce dal campo ogni