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della propria deformità? Senti veramente come una voce che gli avesse detto: — Lodami dei piedi che t’ho dati?

Certo, da quel giorno, cominciò a poco a poco a uscire dalla cupezza abituale. O non piuttosto operava il miracolo la presenza di Marta?

Questo era il sospetto del Mormoni.

— Perchè, vedi, — diceva al Nusco, — noi due, è vero, adesso ci saluta pure; ma grugnisce come prima; non ci ’dice: “Ossequio, signor Nusco!„ — con la stessa voce per dir così domenicale, con cui dice: “Ossequio, signora Ajala!„. Morbidezza setolosa, capisco, ma.... E poi, hai notato? Colletti nuovi, oh!, come usano adesso, abito nuovo! cappello nuovo! Evviva il cornicione di Santa Caterina!

Nè l’uno nè l’altro potevano seriamente ingelosirsi del Falcone, il quale faceva loro finanche pietà, via! Ma nè il Mormoni s’ingelosiva del Nusco, nè questi del Mormoni. Per il Nusco il gran Pompeo Emanuele era troppo grosso, troppo sciocco, ed egli aveva troppa stima dell’ingegno di Marta da temerlo; il Mormoni invece aveva troppa stima del gusto di Marta da temere il piccolo Attilio con quell’animella sempre spaventata. Così, tutti e due s’appajavano per commiserare “il povero Falcone„, e segretamente poi si commiseravano l’un l’altro.