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gli perchè dunque, se veramente n’era così addogliato, non l’aveva sposata lui, Romilda, a tempo, magari prendendo il volo con lei, com’io gli avevo consigliato, prima che, per la sua ridicola timidezza o per la sua indecisione, fosse capitata a me la disgrazia d’innamorarmene; e altro, ben altro avrei voluto dirgli, nell’orgasmo in cui mi trovavo; ma mi trattenni. Gli domandai, invece, porgendogli la mano, con chi se la facesse, di quei giorni.

— Con nessuno! — sospirò egli allora. — Con nessuno! Mi annojo, mi annojo mortalmente!

Dall’esasperazione con cui proferì queste parole mi parve d’intendere a un tratto la vera ragione per cui Pomino era così addogliato. Ecco qua: non tanto Romilda egli forse rimpiangeva, quanto la compagnia che gli era venuta a mancare: Berto non c’era più; con me non poteva più praticare, perchè c’era Romilda di mezzo, e che restava più dunque da fare al povero Pomino?

— Ammògliati, caro! — gli dissi. — Vedrai come si sta allegri!

Ma egli scosse il capo, seriamente, con gli occhi chiusi; alzò una mano:

— Mai! mai più!

— Bravo, Pomino: persèvera! Se desideri compagnia, sono a tua disposizione, anche per tutta la notte, se vuoi.

E gli manifestai il proponimento che avevo fatto, uscendo di casa, e gli esposi anche le disperate condizioni in cui mi trovavo. Pomino si commosse, da vero amico, e mi profferse quel po’ di denaro che aveva con sè. Lo ringraziai di cuore, e gli dissi che quell’ajuto non