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versa specie in diversis spatii universi partibus. Certe in his omnibus nihil est, quod vel secum ipsum vel cum ratione pugnet. (Op. Q. XXXI).

La luce brillava ed era in moto anche prima che fosse raccolta ne’ corpi luminosi, in quella guisa ch’eranvi l’acque prima della formazione del mare: ma non ancora potevansi produrre i più vaghi fenomeni, che per lei abbelliscono la natura. Quando Iddio nel secondo giorno preparò quel gran Vano, in cui dovea venir collocata la moltitudine innumerabile degli astri, e intorno alla terra tuttora informe formò l’atmosfera, e vi alzò i vapori col dividere l’acque dall’acque; in questa atmosfera in questi vapori ecco i riverberi della luce, ed ecco variarsi quasi in infinito le sue più leggiadre apparenze. Già tutta è pinta in azzurro la volta immensa del firmamento, ed è la luce che rimbalzando da mille corpi e non potendo col più debole de’ suoi raggi, come cogli altri, attraversar l’atmosfera, ripiega indietro col primo, mentre i secondi trae per diritto; da un’altra parte si accendono di color vivido e rubicondo alcune immote nuvolette, ed è la luce, che di basso all’alto lanciata e da quelle riflessa, col solo più forte de’ suoi raggi arriva sulla terra; da un’altra parte sopra un fondo di fosche nubi risalta un’iride di