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LETTERA
DI GIUSEPPE MAZZINI
AL
CLERO ITALIANO.
- Matteo; VI, 10.
La parola di Pio IX non esce da Roma. Diresti ch’ei sentisse di non poter proferire dalla città iniziatrice di due grandi epoche di progresso all’umanità, dalla città delle tradizioni eterne e dell’amore, l’anatema alla libertà, la condanna all’educazione del genere umano, ch’è la tradizione continua della legge e della vita di Dio sulla terra. E questa parola, dettata dallato del pessimo tra i re d’Italia, è parola d’uomo che trema, e che maledice. Il divorzio fra il mondo e lui, fra il popolo dei credenti, ch’è la vera Chiesa, e l’aristocrazia fornicatrice che ne usurpa il nome, v’è sculto a ogni sillaba. Da lunghi anni il papato ha perduto la potenza d’amare e di benedire. Trascinato un istante dall’immenso spettacolo della risurrezione d’un popolo, Pio IX mormorò commosso, or son due anni, una benedizione all’Italia; e