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Nel libro intitolato juris civilis antejustinianei reliquiae pubblicato da Monsig. Mai Prefetto della Biblioteca Vaticano così si legge1 Dat. IIII Kal. sept. ap. FF. ad Correctorem Piceni Aquileia. Accepta XIIII Kal. Oct. Albae Constantino Aug. III Conss. e detto editore nella nota dice. Ap. FF. num explicandum apud Fiscum Frumentarium? Albae nominatim Piceni unus fortasse hactenus meminerat Procopius2. Da ciò chiaramente si rilevano due cose. La prima è, che il Piceno Annonario era governato dal Correttore, come dissi. La seconda, che egli risedeva col suo consiglio in Alba, e che questa era il Capo-luogo, ossia Metropoli del Piceno Annonario montano nell’anno di Cristo 313, come del Piceno annonario marittimo sarà stata Pesaro, Fano, o altra Città. Imperocchè da Frammenti di Ulpiano, e dalla parafrasi greca di Teofilo si deduce, che i giudizj solenni non si facevano senza l’intervento del consiglio composto da venti giudici, e che per la ragunanza di questi consessi, che si chiamavan Conventi, si sceglievano tre, o quattro, e più Città a misura dell’estensione della provincia, e situate in modo, che qualunque parte della provincia ad esse fosse vicina. Il tratto di paese subordinato ad ognuno di questi Conventi, che noi chiamiamo ora Contado, Delegazione, appellavasi Diocesi avanti Costantino. Ma osserviamo ove fu Alba.

Tra Sassoferato, e Rocca Contrada, ora Arcevia, e di rimpetto all’alto Monte detto Cameliano, e precisamente tra le Parrocchie di S. Giovanni, di S. Stefano, di S. Donnino, rimane un Colle chiamato Civita Alba. È lontano da Arcevia quattro miglia, cinque da Sassoferrato, che risorse dalle rovine di Sentino, come dissi, e sei dal Castello della Genga. E inaccessibile dalla parte di mezzo giorno, e di ponente; ma è ameno, e fruttifero dalla parte di tramontana, e di levante. Non vi si osservano ruderi, perchè sono sep-----

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