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gano sumptu communi. Giove dice jura visundi, salutandi hospites ex me sunto, perchè essendo indigeni questi ospiti si potevano facilmente vedere, e salutare. L’Albergatore doveva dare i doni chiamati Xenia all’Ospite: hospitii jura muneribus copulanto, doveva aver premura dell’Ospite col dargli tutto il necessario, e coll’impedire, che non gli fosse fatto alcun’ affronto: curam hospitis habento, eum ab injuria prohibento, necessaria comiter communicanto. L’omicidio involontario di un’Ospite passava per un delitto irremissibile. Omero descrive Glauco, e Diomede, che si trovavano a petto, e che stavano per venire alle mani. Ma riconoscendo, che eran molti anni, da che le loro famiglie erano unite co’ legami dell’Ospitalità, sedano il furore, che li accendeva, e scambievolmente si fanno regali. Viceversa l’Ospite doveva esser grato al suo Albergatore hospitem remuneranto: non doveva violare ii dritto dell’ospitalità con rapine, o coll’insidiare l’onestà della gente di chi lo alloggiava: hospitii jura rapinis, futuariisve non violanto. Ambedue dovevano esser persone di un animo benfatto: boni sunto, e l’Albergatore doveva aspettare buoni ospiti, e non doveva costringerli nè a partire, nè a rimanere: bonos hospites expectanto, eosve abire, manereve ne cogunto.

Sono molto valutabili le due seguenti tavole di bronzo, le quali se non si acquistavano dal Cardinale Alessandro Albani, a quest’ora sarebbero perite. Contengono due decreti fatti dal Colleggio de’ Fabbri di Sentino per conferire il patronato a Correzio Fusco persona di sommo merito presso di loro. Il Muratori, che riporta la prima nella pagina trecento sessanta quattro, asserisce, che esiste nel Museo Albani, e che gli fu mandata dal Marchese Otterio. Si serve di essa per indicarci i Consoli, che erano nell’anno di Cristo 260, e dice, che se non era questa, avremmo ignorato il prenome di questi Consoli, e la riporta di nuovo nella pagina DLXV