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tiduechiese, possedeva il Castello di Pierosara, e di Pietrafitta, del quale parlai nella pagina 81: l’altro di S. Maria di Valle Mergo della Villa Monticelli, che secondo un documento, che riporta il P. Sarti1 apparteneva nell’anno 1199 ai Monaci Avellaniti, ed in qui dimorarono i Monaci Rinaldo, che fu fatto Vescovo di Nocera, e Transimondo, che fu fatto di Sinigaglia. Trovasi questo enumerato nella Bolla di Onorio III dell’anno 1218, in cui conferma la possidenza al Monastero di S. Croce di Fonte Avellana riportata dagli annalisti citati, i quali ci assicurano, che dalle mani de’ Monaci Avellaniti passò poscia in quelle de’ Camaldolesi2, e da questi in mano de’ Silvestrini.3

Di rimpetto al Monte Ginguno, ve ne rimane un altro più piccolo, chiamato Monte Gallo, che si estende sino alle vicinanze di Sassoferrato. Penso, che così fu chiamato non tanto, perchè vi rimaneva il Castello di Galla nominato dal Cardinal De Luca4, in cui nel 1185 abitava Uguccione figlio del Conte Simone della Genga, la terza parte del borgo del quale con alcuni terreni egli donò alla badia di S. Vittore, come ce ne assicura un documento riportato dagli annalisti citati5: quanto perchè vi si fortificarono i Galli. Imperochè essendo andati i Romani ad assalirli nelle lor terre, infallibilmente i Galli occuparono Monte Gallo, e la Genga posta nell’agro Sentinate non tanto per far fronte ad essi, quanto per impedire a’ Romani, che non più s’inoltrassero nelle loro terre, e per chiudere loro la strada, che rimaneva in mezzo alla montagna di Frasassi lunghesso al Sentino. Per la stessa ragione Totila Re de’ Goti dovette far occupare tali luoghi. Imperocchè avendo saputo, che Narsete invece di prendere la via del Furlo, si


  1. Cupra Mont. p. 96.
  2. Tom. 6. p. 732
  3. Tom. 4.
  4. Lib. 1. de Feud. Dis. XLIX.
  5. Tom. 4 Ap. p. 128.