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ANKARIA. Nell’altra si vede un’intiera figura, ed undici lettere incise, cioè ANKAR FESIAE, come dissi in una mia lettera inserita nelle effemeridi di Roma del mese di Settembre dell’anno 1822. Come non può dubitarsi, che gli Etrusci occuparono la Gallia togata, così non può dubitarsi, che non possedettero il Piceno. Imperocchè in questa provincia vi erano due Città, chiamate Cupra. Una rimaneva nè monti, e precisamente nel Massaccio di Iesi, ed appellavasi Montana; l’altra nel littorale, e vicina al fiume Manocchia, chiamato Elvino da Plinio, e nominavasi Marittima. Or siamo assicurati da Strabone, che quest’ultima fu edificata, e consacrata dagli Etrusci, i quali conoscevano sotto il nome di Cupra la Dea Giunone: deinde Cuprae Fanum conditum, dicatumque ab Etruscis, qui Junonem Cupram vocant.1 Sopra tali parole il Catalani, Colucci, Vecchietti, ed altri fanno molti cavilli, e pretendono, che gli Etrusci non dominarono nel Piceno, ma vi furono chiamati per fabbricare, e consacrare il tempio di Cupra. Ma mi debbon dire quali popoli, che erano allora Padroni del Piceno, li chiamarono? Non possono dire i Siculi, perchè questi eran partiti dall’Italia. Essi non ammettono nel Piceno i Pelasgi, essi non ammettono gli etrusci: dunque il Piceno rimase vuoto, e deserto dopo la fuga de’ Siculi. Non posso creder questo, e siccome Fanum Fortunae fu la Città di Fano, ed il Santuario di Loreto è la Città di Loreto: così Cuprae Fanum edificato, e consacrato dagli etrusci fu la Città di Cupra, e Strabone nomina la parte più nobile pel tutto. Quando dunque la nostra Provincia, essendo stati fugati gli Umbri, ed i Pelasgi, fu posseduta dagli Etrusci, il senso comune ci dice, che perdette il nome di Pelasga, e di Asilia, e prese il nome di Etruria.

Essendosi gli Etrusci tanto dilatati a poco a poco furono fugati da quel tratto di paese, che cominciando


  1. Lib. 5.