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36 capitolo primo.

il suocero lo trattava con una officiosità così impacciata e fredda che Piero n’era seccato e aspettava sempre di vederne comparire la cagione occulta. Udito quell’esordio, pensò “ci siamo„ e rispose: “figurati!„

“Bene, ecco, due cose„, cominciò Zaneto lentamente, guardando in terra e spremendosi a più riprese con la mano sinistra dalle guancie le parole che parvero colar vischiose dalla bocca; “due cose„.

Aperta così la vena del discorso, alzò gli occhi, non però in viso al suo interlocutore, e parlò un poco più fluido:

“Sono venute da me alcune persone del tuo partito. Dico del tuo partito perchè forse le mie idee... sì, dico, non so... insomma per intenderci meglio. Persone ottime e anche, dirò, autorevoli. Sì sì, autorevoli. Desideravano che io ti persuadessi ad accettare l’ufficio di sindaco. Io ho risposto che parlerei per riferire, semplicemente. Dicono...„.

Qui la voce di Zaneto cambiò, prese l’accento caricato di chi ripetendo parole altrui, vuol fare intender chiaro che parla così un altro e non egli.

“Dicono che sei indicato per la posizione sociale, per la votazione stessa, che nessun altro sindaco è possibile fuori di te, che se non accetti è un danno gravissimo della città e così via„.

Zaneto tacque un momento, poi guardò final-