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vena di fonte alta. 387

affondati nei muschi, sconnessi dalle radici degli abeti e dei rododendri, ed ecco, a destra e a sinistra, l’orribile Profondo, la mostruosa cintura di scogli, lunata e rientrante sotto le creste coronate di abeti, come una colossale onda che frangendo si rovescia all’indietro; ecco Rio Freddo, il pauroso confine del paradiso verde di Vena, la valle dell’Ombra della Morte. Jeanne mise il piede sopra un lastrone sporgente fra gli abissi. Piero l’afferrò alla vita ed ella si rovesciò indietro alle sue braccia, chiudendo gli occhi. La strinse a sè, la coperse, tacendo sempre, di carezze così violente, che Jeanne, atterrita, supplicò:

“No, no, no!„

Allora il giovine, di botto, lottando con sè stesso, ristette; ella gli sgusciò dalle braccia e scavalcato il muricciuolo, saltò dalla macchia sul prato aperto.

Qualcuno saliva verso di lei e le domandò da lontano del “signor conte„. Era il vetturale piantato in asso da Piero. Il signor conte, partiva o non partiva? Perchè lui doveva partire a ogni modo. Piero cercò inutilmente di persuaderlo a restare fino all’indomani mattina. Quegli, regolato il suo conto, se ne andò. Maironi guardò Jeanne.

“Dovevo partire stasera?„ diss’egli.

Ella chinò gli occhi e non rispose.

Discesero in silenzio, ella seria, egli triste. Ripas-