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vena di fonte alta. 347


La sommessa voce di Piero suonò accorata.

“Vorrei che guarisse, sa?„ disse Jeanne. “Non mi creda cattiva!„

Egli le strinse la mano così forte ch’ella ne fremè di gioia. Per lungo tempo nessuna parola fu più scambiata fra loro.

Jeanne ruppe la prima il silenzio.

“Verrà bene a Vena?„

“Ma...„.

“Sì sì sì sì?„ Ell’aveva preso coraggio e insistette. “Me lo prometta? Che progetti ha, Lei, per l’estate?„

“Io? Un viaggio, ma non per l’estate solo. Il viaggio ch’Ella sa„.

Jeanne fece una boccuccia fra crucciata e sdegnosa.

“Ancora quell’idea?„ diss’ella in uno de’ suoi accessi inesplicabili di malignità contro gli altri e contro se stessa, non sospettando fino a qual segno fosse disgraziata la sua uscita. Piero si accese in viso, guardò l’altro viaggiatore, tenne deliberatamente, ostinatamente volto il capo a quella parte mentre lei, pentita, si accusava, chiedeva perdono, supplicava, scongiurava con una rapidità febbrile di parole sommesse, concitate, tanto ch’egli alfine aperse rumorosamente un giornale e le intimò: “Basta!„