Pagina:Piccolo Mondo Moderno (Fogazzaro).djvu/225


il caffè del commendatore. 203

zarsi, soggiunse: “Pomato, quel de la Biblioteca, ghe dirò„.

All’udire il minaccioso nome, il Commendatore ritirò il capo fra le spalle, chiuse gli occhi, arricciò il naso e soffiò “pff!„ come se avesse immaginato la puntura di un ago rovente nella parte più delicata del proprio individuo. Pensò un poco e poi commise al domestico di riferire al signor Pomato che adesso il padrone doveva recarsi in Biblioteca e poi partire per Roma. “E se il signor Çeòla„, insistette il domestico, “volesse sapere...„. Ma intanto il padrone trottò via senz’altro verso la Biblioteca.

Trottò via con la segreta speranza di liberarsi anche dal marchese al quale non poteva promettere alcun balsamo per il suo ulcus senatorium. Lo Scremin, tagliato presso a poco sulla misura del Commendatore, però alquanto più vecchio, allegando di aversi a recare in Biblioteca egli pure, pigliò lo stesso trotto e parve una pariglia sconnessa mostrata in fiera.

“Avrei tante cose a dirti„, cominciò il ronzino arrembato di sinistra, ansando, sulla scala della Biblioteca. “Sarà per lunedì. Intanto ti raccomando...„. Qui, usando il linguaggio insolitamente elittico e rotto cui lo costringevano la trottata e la scala faticosa, nominò il ministro formida-