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CAPITOLO III.


Il gran passo.


Quella stessa sera, alle dieci in punto, l’ingegnere Ribera batteva due colpi discreti alla porta del signor Giacomo Puttini in Albogasio Superiore. Poco dopo si apriva una finestra sopra il suo capo e vi compariva al chiaro di luna il vecchio visetto imberbe del «sior Zacomo.»

«Ingegnere pregiatissimo, mia riverenza» disse egli. «Vien subito la servente a verzerghe.»

«Non occorre» rispose l’altro. «Non salgo. È ora di partire. Venga giù Lei addirittura.»

Il signor Giacomo cominciò a soffiare e battere le palpebre.

«La mi perdoni» diss’egli nel suo linguaggio misto di tutti gl’ingredienti. «La mi perdoni, ingegnere pregiatissimo. Gavaria propramente necessità...»