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98 capitolo iv

carte mi hanno fatto orrore. Se si fosse trattato di me, di mio padre, di mia madre, avrei lasciato andare un milione piuttosto di domandarlo con queste carte alla mano. Adesso sono ancora una bestia di dir questo, metta ch’io non l’abbia detto, perchè al posto Suo, tutt’altro! Dicevo al posto mio, Signore! Si sa! Dunque mi pareva, guardi che asino, che la nonna Le volesse un gran bene, che la roba del nonno finirebbe a ogni modo nelle Sue mani; e con quest’idea...! Passa un po’ di tempo, mi consiglio con la signora Teresa, le mostro lettera e testamento. Mi dice che avrei dovuto informar Lei subito, appena fatta la scoperta, ma che oramai, essendovi di mezzo, in qualche maniera, sua figlia, non mi vuol dare alcun consiglio. Del resto, dice... Bene, questo non importa. Capisco insomma che il testamento le fa orrore anche a lei. Cosa vuole, io mi metto in testa che già la nonna finirà con accettare il matrimonio e non parlo. Stasera Lei mi dice che la nonna minaccia; si figuri! Adesso capisce che non ho potuto aspettare, che non ho potuto tenere un momento ancora queste carte; ecco, a Lei, le prenda!»

Franco, assorto nei propri pensieri, non udì che queste ultime parole. «No», diss’egli, «non le prendo. Mi conosco. Se le ho in mano posso fare troppo presto qualche cosa di troppo grave. Le tenga Lei, per ora.» Il Gilardoni non voleva saperne di tenerle, e Franco ebbe uno de’ suoi scatti di impazienza. Niente gl’irritava i nervi, del resto,