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Görgey danzava a Löcse, a quattro leghe dal campo di battaglia: Klapka lo batteva ancora a Tokaj; Bulharyn a Tarczal. Schultz schiacciava l’ala sinistra degli Austriaci a Kisfalud; Perczel sconfiggeva Ottinger a Szolnok, a Czegled. L’esercito ungherese si trovava così riunito dietro la Tisza, e Dembinski ne otteneva il comando supremo, mentre che Windischgraetz, padrone della capitale, si credeva padrone dell’Ungheria.

Questa illusione non durò molto.

Noi riprendemmo presto l’offensiva. L’esercito ungherese si componeva di 46,000 uomini, 6,000 cavalli e 170 cannoni. Windischgraetz disponeva di circa 60,000 uomini, 5,000 cavalli, 200 bocche da fuoco. Il primo scontro fra i due eserciti ebbe luogo a Kapolna, ove gli Austriaci misero in linea 35,000 uomini, e gli Ungheresi 17,000. La battaglia durò due giorni, il 26 ed il 27 febbrajo. Görgey, che detestava Dembinski, come detestava Kossuth, come detestava Bem, come detestava Perczel, Guyon, Klapka, Damjanich, ritardando l’arrivo delle due divisioni Kmetz e Guyon sul campo di battaglia, rese il combattimento all’incirca indeciso; ma Windischgraetz tenne la posizione, e Dembinski, per una precauzione eccessiva, ordinò la ritirata dall’altra parte della Tisza. Questa ritirata, a traverso le paludi terribili di Egerfarmos, fu disastrosa. Dembinski cedette il comando. Wetter prese il suo posto, ma Görgey ottenne tre corpi sotto i suoi ordini. Questo fu il più grande sbaglio, l’unico forse, che Kossuth abbia commesso durante tutto il tempo in cui tenne il destino dell’Ungheria nelle sue mani. Görgey doveva esser fucilato, ed egli ne faceva il padrone dell’esercito!...