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della provvidenza che giustificano la teoria di Malthus. Da fedel suddito, il dottor Sibari eseguiva gli ordini dei suoi superiori, a meno chè l’ammalato non gli mettesse in mano alla prima visita il prezzo anticipato dei suoi consulti.

Il colonnello non conosceva gli usi della casa.

Il dottore, quindi, invece di farlo trasportare all’ospedale della prigione, lo lasciò nel dormitorio: “Non è nulla.„

Il dottore era partito da un’ora, quando la porta della camera s’aprì ed il carceriere accompagnò al letto dell’ammalato un ometto tutto lindo, a cappello, di crini neri, occhiali d’oro, cranio calvo, naso e mento appuntiti, labbra strette e sottili, vivace, pronto, fresco come un maggiociondolo. Era l’avvocato dell’ambasciata di Francia, don Terenzio Siniscalchi in persona. Il quale non avendo potuto cavare alcun costrutto dall’interrogatorio redatto dal cancelliere della polizia, lo si può bene imaginare, veniva ad informarsi dal cliente dei fatti e delle cause.

Don Terenzio godeva d’una riputazione colossale nel fôro di Napoli. Si raccontava ancora un processo, avocato da lui, nel principio della sua carriera, e che era stato l’origine della sua fortuna. Egli è vero che don Terenzio respingeva con tutte le sue forze l’onore che gli si voleva attribuire, ricordando la sua prima causa. Ma il fatto non era per questo meno vero e merita di essere riferito.

Il conte d’Altamura, uno dei più nobili napolitani che avevano acclamato la repubblica Partenopea del 1799, aveva comperato il feudo del