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chio di foglie, avviluppata nel mantello, ma la bocca infraperta, le labbra rosse, il respiro leggero, la figura calma in un sorriso abbozzato, la fronte un po’ madida, le braccia bellamente curvate sotto la testa, le sue grandi palpebre abbassate.... e’ si sentì rimescolare il cuore. Una lagrima cadde sulla sua mano. E’ s’inginocchiò e cercò nella sua memoria una preghiera per benedirla. Poi uscì. Accese il fuoco, — l’ultimo che doveva riscaldare quel focolaio che li aveva visti piangere, soffrire, balbettare le loro prime parole, che aveva riunito la povera famiglia per tante lunghe notti d’inverno, cui i due operai avevan passate lavorando. Il camino bruciava male. Don Diego terminò gli apparecchi di viaggio ed i pacchetti.

Il conte di Craco venne a dare loro un addio. I suoi domestici portarono ai pellegrini il cioccolatte dell’asciolvere. Don Diego andò a risvegliare la Bambina. L’ora della partenza avvicinava.

Bambina si acconciò ed uscì. Era gaia. Si sedè vicino il fuoco e si cioncò il cioccolatte, mentre i famigliari del conte portavan via i bauli ed i pacchi alla corriera. Nessuno parlava.

Bambina cercò il gatto per dargli un pezzetto del suo pan burrato. Il gatto era scomparso. Bambina cominciò a perdere il suo contegno calmo. Il cane restava al suo posto. Il conte gli fece passare un collare per condurselo a casa. Bisognò trascinarlo, strangolarlo, prenderlo in braccio per distaccarlo dalla casa. Non mordeva, gemeva come una Maddalena. Ciò scosse Bambina. I suoi occhi