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— Eccellenza, il povero facchino che ha portato il vostro baule.

— Come, il mio baule? Ma io ho pagato. Ne ho anzi pagato due.

— È impossibile, ma me no, eccellenza.

— Te, te, te ho pagato per tutti. Va al diavolo.

Il lazzarone che aveva cominciato per dar dell'eccellenza al suo paziente, abbassa di un grado i titoli.

— Ma signore, io non posso andare al diavolo prima che non mi abbiate pagato. Io mi sono slogato le ossa per trascinare il vostro miserabile cassettone. Credete che ciò sia per i vostri bei baffi da carbonaro, eh?

— Io non do più un soldo. Fuori di qui!

— Tu ti burli di me dunque eh! il calabrese? Io ho gittata la mia anima a carreggiare il tuo lurido cataletto, e tu mi pagherai.

— Io non pagherò più nulla, no, no. Esci all’instante, se no.....

— Ed io ti ripeto che tu mi pagherai o per la Vergine del Carmine, il sangue va a scorrere a lava.

Il viaggiatore cospettava ancora e pagava.

Il quarto si presentava. E là, nuova disputa sul prezzo, mista a bestemmie, a gesticolamenti, a minacce, a lazzi, ad ironie fine ed insolenti dalla parte del lazzarone che è il minchionatore il più fino e il più insolente che io mi conosca. Egli aveva inoltre un disprezzo imperiale per tutte le genti della provincia, cui addimandava di un sol