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volle gittare anche noi in quella via di finzioni e di anormalità. Per certi uomini un’idea non muore mai; ed anche quando essa porta le tracce della sua caducità, anche quando avvelena e si circonda di ruine, bisogna vagheggiarla mai sempre e metterla in movimento. Che importava che la verità della Carta del 1830 non si fosse mai fatta sentire? che importava se essa avesse scavato l’abisso in cui pochi giorni di poi doveva seppellirsi la dinastia di luglio? Si voleva forse agire davvero, riconoscere davvero i diritti del popolo calpestati lungamente? Siéyés aveva detto: les philosophes et le publicistes n’on su lire l’avenir que dans le passé; et lorsqu’une nouvelle cause de perfectibilitè jetèe sur la terre leur présageait des changements prodigieux parmi les hommes, ce n’est jamais que dans ce qui a été qu’ils ont voulu regarder ce qui pouvait être, ce qui devait être. E Siéyés aveva ragione. Inoltre si era omai transatto con i pretesi capi, profondendo loro cariche e scudi: col popolo e con i radicali si sarebbe pensato aggiustar la partita o con le lusinghe o con la mitraglia. E fin d’allora il colpo di Stato del 15 maggio si patteggiava. Il re non aveva perduto un bruscolo di potere, ed aveva acquistata la facoltà della corruzione uffiziale di più. Si era solamente complicata di un tantino la macchina del governo, ed ecco tutto. — Sia comunque, novelle feste si ordinarono, e furono sontuose. Ma mentre Napoli s’inebbriava nella gioia, gli accordi della Sicilia dimenticavansi, e Messina soffriva un orribile bombardamento, solo per assopire una vendetta privata del generale Cardamone. Quest’uomo dimandava ragione alla città di una ferita quivi riportata nel famoso 1° settembre 1847!