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narii pubblici nel tempo della libertà, scrittori coscienziosi, preti liberi, popolani coraggiosi; dopo aver fatto del regno intero una muda spaventevole e silenziosa; dopo aver percossa ogni famiglia, ogni proprietà, ogni pensiero; dopo aver gittata la legge del sospetto, come un alito avvelenato, su tutta la superficie del paese; dopo infine aver soffocato il pensiero, uccisa la parola, vietato a due cittadini di unirsi e parlare, corrotte le coscienze pietose, atterriti i timidi, seminate le spie, proscritta ogni emanazione dell’intelligenza, ogni grido dell’anima ferita, ogni affetto soave e nobile, piegato tutto al regime dello sgherro, del prete e del soldato, spezzato ogni ostacolo, rotta ogni resistenza, falsato e lordato tutto; ebbene, che cosa ne avete ricavato? Avete inflitto il supplizio, ma non il terrore: avete guadagnata la lotta, ma non rimossa la reazione: avete seminato l’assolutismo per raccogliere la repubblica. Il popolo che volevate uccidere vive: e vive nell’odio, nel pensiero della vendetta. Lo avete incarcerato; ma il re neppur esso è libero, egli non si avventura più a calpestare le vie della città che ha insanguinata. Avete cercato corromperlo, ingannarlo; ma quando Pio IX è venuto a trascinare le sue miserie nel seno del popolo il più superstizioso e fanatico per lui un anno innanzi, avete dovuto pagare alcune dozzine di monelli per farlo acclamare. La vostra opera è stolta, è infame, ma sarà inefficace. Nella bilancia di Dio il sangue e le lagrime del popolo sono state pesate. L’avvenire ci appartiene, e ve lo dice un uomo, il cui giudizio non è sospetto, e la mente del quale tutto abbracciava. — “Una volta ancora, diceva Napo-