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opere altrui. Per primo atto di governo s’impose loro di prorogare la Costituzione. Il Fortunato con accorgimento distornò quest’atto inutile ed intempestivo. Costituzione non esiste di fatto; anzi giammai despotismo ebbe attuazione più estesa, e consacrazione più spaventevole. La Costituzione fu seppellita sotto le barricate del 15 maggio: ma questo spettro li perseguita, li affascina, li comprende tutti di paura, è una minaccia sospesa sempre sulla loro testa a guisa di una mannaia pronta da un giorno all’altro a cadere. La Costituzione! essi fanno scorrere bande di sicarii per le provincie, e violentano il popolo a firmare petizioni per abolirla: essi ne puniscono di galera la sola parola. Stolti! e ne vogliamo noi forse della vostra Costituzione? Ne vogliamo noi di una legge fondamentale che è un carnevale, è una menzogna sperimentata da due anni, una mistificazione che ha guariti perfino coloro che avevano la bonomia di credervi ancora? Ne vogliamo noi forse di un cencio di Carta che autorizza la vita politica di Ferdinando Borbone e servidorame? Ritiratela pure, bruciatela, abbiate il coraggio di commettere a fronte levata il delitto giornaliero che commettete nell’ombra. Il popolo non ne vuole più: gli è tutto altro che il popolo domanda ed avrà. Sì, l’avrà, perchè sono bene stupide e ben vane le vostre galere ed il vostro terrorismo. Dopo aver imbiettato come acciughe nelle vostre infinite prigioni ed ergastoli del regno i liberali; dopo aver ridotto a carcere l’ospizio dei poveri, gli ospedali ed i conventi per intassarvene ognora, per seppellirvene sempre e di ogni età, di ogni sesso, di ogni condizione; dopo aver messe le unghie su tutti coloro che furono deputati, guardie nazionali, funzio-