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della Convenzione — assolutamente come un cappuccino. Lo si direbbe un resurretto dopo dieci secoli — un revenant, nel nostro Parlamento unitario, scettico, e fortemente temprato dal battesimo della grande rivoluzione francese. Malgrado ciò, l’allettamento della parola e la considerazione tutta personale di questo fogoso cattolico son tali che tutti lo ascoltano con interesse, alcuno non si rivolta delle sue eresie sociali, molti si pregiano di essergli amici — ed io fra costoro!

Il conte Emerico Amari è il nostro M. di Falloux. Amari occupava la cattedra di filosofia della storia a Firenze. Lo si dice profondo giurista ed economista. Come il suo parente e vicino, signor Ondes, egli è autore di talune opere di grande portata, e cattolico così cieco, così convinto, che l’altro suo vicino e conterraneo, signor Ugdolena, lo sembra poco.

Il signor Ugdolena insegna all’Università di Palermo la Santa Scrittura ed è orientalista. Egli passò per gli ergastoli di Ferdinando II, poi fu ministro di Garibaldi, che lo nominò giudice della Monarchia Siciliana — specie di legato del Re in faccia della Santa Sede. Ha un’eloquenza melliflua, untuosa, episcopale. Ma questo esaltamento oltramontano e la tendenza di autonomia insulare a parte, questi tre siciliani combattono il Governo nella misura della loro coscienza, e tengono degnamente il loro posto alla sinistra.

Vi sono ora i liberali dipendenti o dottrinarii, imperciocchè essi sono partigiani della politica straniera del barone Ricasoli, carezzano l’alleanza