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Con questo sussidio di Lettere si venne ad aver notizia delle leggi romane, e saliche, si diede loro luogo, nelle scuole, e ne’ fori, e si lasciò alla gente libertà di adattarsi alla legge romana, longobardica, o salica, venendo ciascuno giudicato, secondo la legge, che professava. Sigonius Lib. IV. de Regno Ital. pag. 9. Struvius Corpus Histor. German. Period. IV. §. 23. Di due sorta erano i giudicj, il Malo, ed il Placito, amendue pubblici in faccia al popolo. Sembra, che al Malo concorresse il popolo tutto, ma non al Placito, che era giudicio più privato. Nell’Opera del Muratori Antiquit. Ital. Med. AEvi Tom. II. col. 271., e segg. c’è un Placito, tenuto nella Corte Ducale di Trento alla presenza di Commissarj Imperiali. In esso Audiberto Abbate del Monistero di S. Maria in Organi di Verona trattò lite contro alcuni del Trentino, che negavano di essere servi del suo Monistero, e ottenne sentenza favorevole. Ivi apparisce Garibaldo giudice palatino, e vi si nominano otto Assessori, detti Scavini, e molti Vassi, o Vassalli Dominici, tanto Tedeschi, che Longobardi "Ad singulorum hominum causas audiendum, vel deliberandum."

Sembra, che con questi studj di gramatica, e di leggi que’ nostri vecchi ci avessero dovuto lasciare almeno in pergamene qualche notizia de’ loro tempi: pure non c’è nulla, nè meno ne’ Castelli. Si vorrebbe di tutto incolpare l’ingiuria del tempo, che tutto divora. Ma qualche parte ne e avrà avuto anche l’ignoranza, e la trascuratezza. Non c’era allora quella moltitudine di veri, e falsi sapienti, che dopo l’introduzione della stampa balzano fuori da ogni angolo, e se alcuno scriveva qualche cosa ad altri, che non ne sapeva il pregio, quella carta veniva comoda per far de’ turaccioli, o accender il fuoco: onde qui pure siamo all’oscuro delle cose particolari della nostra Valle.

Estinta la linea Carolinga, e in Italia creati altri Sovrani, l’anno 926 ottenne il regno d’Italia Ugone Duca di Provenza. Sotto l’impero di questo l’anno 935 Manasse Arcivescovo d’Arles non contento del grado, e gregge suo, siccome parente del Re Ugo, venne a pescar maggiori ricchezze in Italia, avendogli il Re, che per politica amava di esaltare i suoi parenti, e nazionali, assegnato le rendite delle Chiese di Verona, Trento, e Mantova, e fattolo Marchese di Trento, con iscandalo per altro di tutt’i fedeli, cui sempre fanno orrore simili ingojamenti di ecclesiastiche rendite, e dignità. Muratori Annali d’Italia all’anno citato. Questa è la prima volta, che apparisce un Marchese in Trento, e un Vescovo ivi dominante. Egli era ancora in vita l’anno 960, quando in Italia regnava Berengario II.

Il Regno Germanico l’anno 961 per elezione fatta nella Dieta tenuta in Vormazia passò in Ottone il Grande, Duca di Sassonia. Questi fece cangiar aspetto agli affari dell’Italia; poichè calatovi con un esercito per la via di Trento, e sconfitto, e spogliato di regno Berengario1, vi fu

  1. Dandalus in Cron. Rer. Italic. Tom. XII. pag. 207. "Otto per Vallem Tridentinam intravit in Italiam. Berengarium obsedit. Eundem per deditionem accepit,