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tra i quali anch’io ed anche il cappellano. Mi pareva di sognare nel vedere così trasformata quella mia prediletta solitudine, dove mi son volate tante ore col pensiero e coll’affetto rivolto all’Italia. A Udine, il giorno dell’arrivo delle nostre truppe io non ci sono stata; non ho veduto l’ingresso di Cialdini, nè ho goduto delle gioie ineffabili di quella povera città finalmente liberata. Dicono che fra giorni viene il Re.... Le mie private sventure mi hanno talmente avvilita, che io non mi muoverò di qui. Ma se questa magnifica festa nazionale doveva celebrarsi proprio sotto ai miei occhi, avevo stabilito di alzarmi il domani alle quattro, e in compagnia di Spizzi andarmene a sedere sull’erba all’ombra dei pioppi lassù, sul nostro solito poggetto in riva al torrente di dove avrei goduto interamente lo spettacolo.... E dimani non più la rivista, ma la ritirata....

Col cuore ambasciato dai più sinistri presentimenti corro in fondo ai nostri campi sulla via postale. Cavalli, fanti, batterie, salmerie, tutto il quinto corpo d’armata in fretta e in furia abbandonava il nostro povero paese. Pareva una fuga.... Non rimasero che i minatori a far saltare in aria i due ponti che ci dividevano dagli Austriaci. Alle due antimeridiane del dodici udii lo scoppio. Fu uno schianto come se mi avessero strappato il cuore. Udine restava senz’altra difesa che quella rovina....

Poche ore dopo i pontonieri austriaci li rifacevano. In quel giorno stesso furono a Manzano; e il giorno tredici tutti i nostri villaggi erano invasi. La mattina del tredici si seppe dei patti di Cormons. Non ho mai versato lagrime più cocenti! Povero paese mio in balìa di questo orde inferocite! Indarno a calmarci fu sparsa la voce che questa non era che un’occupazione