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il sabato 83

Nel libro declamatorio e, diciamolo, pedantesco egli notò forse prima che in Giovanni le lugubri parole: “Tu segui, invece della luce, dolci tenebre. Già, ti piacciono; la morte ti piace!„. Potrei fare altre citazioni; potrebbe, chi volesse, trovare altri raffronti sfuggiti a me. S’intende che il Pastore errante dell’Asia e il Gallo silvestre cantano con ben altra dolcezza e altezza. Ma qualche loro lugubre nota risonò nell’anima del poeta dalla lettura destinata forse dal padre a premunirlo o guarirlo. Sono, per esempio, al bel principio del libro V alcuni versi, che dovettero fermarsi nella mente del giovinetto lettore, per poi più tardi ridestarsi e riecheggiare: “Non sei simile a quelli cui, dopo aver fatti dolci sogni, è in uggia veder la luce del giorno quando... l’Aurora... li sveglia mal loro grado e dissipa le ombre soavi. Chè l’errore piace piú e sogliono sospirare trovando la luce, per la quale ritornano le noie del Vero„. Pensate come comincia il suo cantico il Gallo silvestre: “Su, mortali, destatevi. Il dì rinasce: torna la verità in su la terra e partonsene le imagini vane. Sorgete, ripigliatevi la soma della vita; riducetevi dal mondo falso nel vero„.

Dunque il cardinale di Polignac è un ispiratore del Leopardi? In vero questi vuol dimostrare, nel primo libro e altrove, che la felicilà umana è nulla e falsa senza e fuor di Dio. E le argomentazioni sue s’impressero nel fanciullo credente. Poi Dio gli tramontò dall’anima... e allora, “all’apparir del vero„, la Speranza cadde, e mostrava a lui “La fredda morte ed una tomba ignuda„, ignuda, senza la felicità infinita ma postuma, che sola è, se è.

E intanto il Manzoni, sulla fine del suo Romanzo,