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il sabato 63

solitario però non faceva più il nido nella torre, di cui fu abbattuta la “vetta„: mi dissero che più tardi ne avrei sentito i sospiri d’un gufo. Più tardi: ora il sole dirimpetto, facendo lustrare e avvampare tutti i vetri delle case

tra lontani monti
Cadendo si dilegua, e par che dica
Che la beata gioventù vien meno.



IV.


Il sole non si dileguava così presto dietro il Sanvicino: esso colorava qua in rosa tenue, là in rosa carico, qua in oro, là in violetto, le nuvole che parevano essere convenute per assistere alla sua discesa. A un volger d’occhio, quella si scolorava in ardesia, questa trascolorava in porpora. E non mi pareva che il sole dicesse cadendo quelle triste parole. Già con me erano di troppo: ma mi ricordo che quando ero, non un poeta giovane, ma un giovane proprio, il sole al tramonto mi diceva sempre, come dirà anche oggi ai giovani lettori del Leopardi:

Che la beata gioventù vien meno.

Il Passero solitario dicono che sia concezione, se non lavoro, della prima giovinezza del Poeta: dell’anno 19 che fu a lui il più ricco di ispirazioni. Fu concepito, in vero, quando il poeta non curava più

sollazzo e riso,
Della novella età dolce famiglia;

quando non era più quel fanciullo giocondo di cui egli stesso narra: