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l’eroe italico 207

VII.


O giovani, io so il dramma segreto delle vostre anime; e lo so perchè l’ho provato e lo provo. Giovani lavoratori delle arti intellettuali e giovani lavoratori delle arti manuali, è questo.

Prima ancora che voi abbiate determinato qual arte scegliere, prima che sappiate fare l’arte che non vi nutrisce ancora; voi, gli uni e gli altri, già pensate quale ha da essere il vostro pensiero nelle questioni che dividono gli uomini, volete stabilire quale ha da essere il vostro posto nelle lotte che inimicano gli uomini. Non ve ne rimprovero: non se ne può forse fare a meno, e io lo so e tutti lo sanno. Voi, nella vostra felice età, non cercate ora se non l’idea più generosa. Ponete il problema così: Come e dove si può essere più martiri e più eroi? Il dramma comincia.

Dice una voce che ha la soave persuasione della voce materna: “Sii fedele, e ama ciò che io amo„ o (e la voce è allora tenera e profonda) “ciò che amai! Sii forte e professa alla luce del sole la tua religione, che altri beffeggia, deridendo la speranza che tu hai, di rivedere i tuoi morti! Sii generoso, e sta coi vinti!„

E dice un’altra voce, che ha il furore della tempesta: “Sii giusto, e pensa a quelli che soffrono! Guarda che raspano la terra, che scavano sotterra, che picchiano sul ferro e sul fuoco, che non hanno mai riposo e hanno sempre fame! Guardali legati dalla catena, non sempre invisibile, dalla necessità sociale, alla gleba, all’incudine, alla gogna, al ceppo!