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una sagra 179

essere ingannati sulla vera natura del nostro sentimento, ci sentiamo propensi per il discreto ingegno e per l’attività discreta. Ma si dirà: Codesto caso, di giudici che debbano giudicare ingegni superiori ad essi, è raro... Oh! io vi dico che, sia o non sia raro, raro non deve essere. Sempre, in materia di scienza, deve darsi questo caso! Noi vediamo che il mondo progredisce. E il mondo non sarebbe progredito, se a mano a mano gli scolari non fossero stati migliori dei maestri. E non progredirà più, se questo fatto non continuerà. Così è. Noi insegnanti, noi scienziati e noi scrittori, nello stato presente delle cose, dobbiamo al progresso dell’umanità due contributi: la nostra attività e studio e ingegno: uno; la virtù di ravvisare e segnalare i migliori di noi, ai quali consegnare la fiaccola accesa: e due. Non è troppo pretendere? Basti l’attività e studio e ingegno; quanto a quella virtù, risparmiateci. I migliori di noi, ravvisateli e sceglieteli da voi. Chè in fin dei conti, a voi sarà più facile che a noi anche il ravvisarli. Noi abbiamo per lo più la catalessi dello scienziato o dell’artista: malattia originata dal guardare, fisso e sempre, un punto solo... E poi, da codesto sistema di concorsi, possono venire altri guai. Già di per sè la contenzione, la lotta, la guerra, che in tal modo si suscita ed eccita, è un guaio tanto maggiore in quanto ella è, così, proclamata necessaria in fatto e diritto. E no: nessuna guerra, nemmeno questa così piccina, è necessaria, se non perchè necessaria la gridiamo noi. Dacchè il genere umano s’è accorto d’essere trascinato da questa forza, che è la lotta per l’esistenza, essa lotta ha cessato d’essere ineluttabile. Può, sì, uno che è portato via da una forte