Pagina:Penombre.djvu/139


domus-mundus 135


Era l’ora del sonno, e del dolore,
  E dei patiboli;
L’ora che il frate le celle, e l’amore
  Lascia i postriboli.

L’ora che, errando per la fredda chiesa,
  Sbadiglia il chierico;
E la matrona si dibatte, appesa
  A un sogno isterico.

Dalle cantine stridevano i galli
  Col canto rauco;
E le lanterne erano sgorbii gialli
  Sul cielo glauco.

Qualche tempio qua e là si dipingeva
  Di negre spoglie;
E il pispiglio dei passeri sorgeva
  Fuor dalle foglie.

Ed era un altro dì fra i dì già sorti
  E scesi al tumulo;
Un altro giorno che dei giorni morti
  Correva al cumulo.