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capitolo secondo 63

bisogni. Essa non si separa mai definitivamente dall’avvenire e l’avvenire oggi appartiene ai governi costituzionali»1.

Ciò per riguardo al Papato: quanto all’Italia, da lui sempre amata e alla quale spesso pensava e che soventi volte ricordava ai suoi ascoltatori, ecco, per esempio, che cosa diceva a proposito della penisola nella sesta delle sue lezioni di diritto costituzionale nel 1835: «L’Italia è stata e, sventuratamente per essa, è ancora in modo strano divisa... Ebbene! un braccio poderoso prese un giorno un certo numero di queste parti e ne fece un tutto» - alludeva a Napoleone I. - «Là non c’era punto libertà, non ve ne era che la forma apparente... eppure questo ravvicinamento cominciò a sviluppare affinità politiche fra quelle parti diverse... Non è meno vero che queste affinità morali e politiche fra le diverse parti dello stato concorrano maggiormente all’esercizio della pubblica potestà quando il paese interviene nella gestione degli affari, che quando esso è sottomesso a un governo come quello di cui io parlo. In questo concorso al maneggio della cosa pubblica havvi un possente mezzo d’incorporazione, di assimilazione, d’unità nazionale ... Questo grande lavoro si troverà più o meno paralizzato, anche quando il governo sarà un governo nazionale, se questo governo non fosse un governo unico, un governo centrale, ma un governo federale. Io non voglio qui descrivere i governi federali, ma quando noi parliamo di unità nazionale, ferma, compatta, è evidente che non è col governo federale che si può giungere a questa unità»2. Era fresca la ricordanza della Svizzera!

Nelle quali parole, insieme alla profondità dello storico, campeggiano le calde aspirazioni del patriotta e le meravigliose chiaroveggenze dei mezzi coi quali soltanto sarebbe in avvenire possibile la redenzione e l’unità d’Italia.

Intanto, nel principio dell’anno scolastico 1833-34, Pellegrino Rossi, fiducioso in sè stesso, con ardimento pari alla destrezza ed al tatto, saliva sulla cattedra di economia politica al Collegio di Francia, dove insegnò fino al 1840, anno in cui lasciò quella

  1. P. Rossi nella Chronique della Revue des Deux Mondes fascicolo del 31 ottobre 1842.
  2. P. Rossi, Cours de droit constitutionnel, Paris, librairie de Guillaumin et Cie, 1866, tome Ier, sixième leçon, pag. 88.