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capitolo quarto 181

l’Austria? Essa non vi minaccia punto: essa resta nei limiti a lei tracciati dai trattati. È dunque una guerra di indipendenza che voi volete? Ebbene: vediamo: calcoliamo le vostre forze: voi avete sessantamila uomini in Piemonte e non un solo uomo di più in quanto a truppe regolari. Voi parlate dell’entusiasmo delle vostre popolazioni. Percorrete le vostre campagne, guardate se un uomo si muove, se un cuore batte ed un braccio è pronto a prendere le armi. Battuti i Piemontesi, gli Austriaci possono andare difilati fino a Reggio, senza incontrare un Italiano. Io vi comprendo: voi vi rivolgerete allora alla Francia. Bel risultato invero di una guerra d’indipendenza, richiamare ancora una volta due stranieri sul vostro suolo! Austriaci e Francesi combattentisi sui campi di battaglia italiani, non è questa la vostra eterna e deplorevole storia? E poi, voi volete essere indipendenti, non è cosi? Noi, noi lo siamo. La Francia non è già un caporale agli ordini dell’Italia. La Francia fa la guerra quando e per chi le conviene. Ella non mette i suoi battaglioni e i suoi vessilli a discrezione di alcuno»1.

Ho voluto riferire anche queste parole del Rossi, scetticamente brutali in vero, per meglio dimostrare, oltre gli altri accenni già dati in proposito, come egli, rimasto lontano trent’anni dall’Italia, tornatovi da poco, tutto intento a seguire e a coadiuvare la politica del Guizot, tutto imbevuto delle massime e delle teorie di lui, tuttochè amantissimo dell’Italia e degl’Italiani, non si fosse subito reso conto dei progressi rapidi e profondi fatti dal sentimento nazionale nell’animo degli abitanti della penisola e come non comprendesse che tardi, non ostante le sue meravigliose chiaroveggenze, tutta la potenza di quel sentimento e la vera indole del movimento che ne derivava.

Allo stupore che destò in lui quell’impeto d’amor patrio, espresso con l’impugnar dell’armi da parte della gioventù italiana, successe la commozione e l’ammirazione: onde egli il 6 aprile, da amico ad amico, scriveva al Guizot, dopo essersi condoluto con lui ed averlo consolato, per quanto era possibile: «L’Italia è profondamente agitata. La questione nazionale trae con sè e domina tutte le altre questioni. Lo slancio è generale e irre-

  1. M. O D’Haussonville, op. cit, vol. II, pag. 260, 261.