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nevoli e che i governi della Toscana farebbero, presso a poco, ciò che fa il Papa»1.

Pellegrino Rossi si era, finalmente, accorto che sotto tutto quel tramestio popolare, sotto le domande di riforme, setto quelle continue manifestazioni clamorose, si agitava formidabile e irresistibile l’aspirazione all’indipendenza nazionale e alla espulsione degli Austriaci e aveva scritto al Guizot, il quale da quelli orecchio non ci voleva sentire: «Ciò che le moltitudini vogliono oggi sono le riforme e il rispetto dell’indipendenza. Senza dubbio, questo secondo sentimento che è oggi profondo, generale e sviluppato, non è favorevole all’Austria: senza dubbio è a prevedersi che le riforme contribuiranno a maggiormente svilupparlo. Mn che farci? A meno che non si pretenda di esterminare l’Italia e farne una terra d’iloti, bisogna bene rassegnarsi a questo, che un avvenire più o meno lontano riveli ciò che v’ha nel suo seno»2.

Ma l’altro, ostinato nei suoi concetti e nei suoi propositi sulla eccellenza della polizia del juste milieu, continuava a non vedere della questione italiana che il lato che faceva comodo a lui, e, proprio nello stesso giorno 27 settembre, scriveva una lunga lettera in cui sviluppava tutte le sue idee unilaterali. Per lui tutta la quistione si riduceva a questo: il Papa vuol fare opera riformatrice nel suo stato e ha diritto e ragione di farla. Chi vi si oppone? Da una parte il partito stazionario, dall’altro il rivoluzionario. E li sciorinava giù varie teorie sul dovere che hanno i governi di soddisfare certi bisogni sociali, di compire certi progressi civili per vivere d’accordo coi loro popoli, ma, nel tempo stesso, i governi hanno il dovere di resistere allo spirito rivoluzionario. «Ecco» — egli esclamava, a questo punto, gioioso e trionfante della piccola America che gli pareva di avere scoperto — «ecco la politica du juste milieu, la politica del buon senso, che noi pratichiamo per nostro conto e che consigliamo al Papa, che ne ha tanto bisogno quanto noi». E non solo egli

  1. M. O. D’Haussonville, op. cit., lettera di P. Rossi, senza data, ma evidentemente dei primi di novembre 1847, diretta a un membro del Gabinetto francese, tom. II, pag. 238. Il Rossi dice «i governi della Toscana», perchè v’include anche quello di Lucca.
  2. M. O. D’Haussonville, op. cit, lettera di P. Rossi al Guizot, in data del 27 settembre 1847, tom. II, pag. 210.