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164 | pellegrino rossi e la rivoluzione romana |
nevoli e che i governi della Toscana farebbero, presso a poco, ciò che fa il Papa»1.
Pellegrino Rossi si era, finalmente, accorto che sotto tutto quel tramestio popolare, sotto le domande di riforme, setto quelle continue manifestazioni clamorose, si agitava formidabile e irresistibile l’aspirazione all’indipendenza nazionale e alla espulsione degli Austriaci e aveva scritto al Guizot, il quale da quelli orecchio non ci voleva sentire: «Ciò che le moltitudini vogliono oggi sono le riforme e il rispetto dell’indipendenza. Senza dubbio, questo secondo sentimento che è oggi profondo, generale e sviluppato, non è favorevole all’Austria: senza dubbio è a prevedersi che le riforme contribuiranno a maggiormente svilupparlo. Mn che farci? A meno che non si pretenda di esterminare l’Italia e farne una terra d’iloti, bisogna bene rassegnarsi a questo, che un avvenire più o meno lontano riveli ciò che v’ha nel suo seno»2.
Ma l’altro, ostinato nei suoi concetti e nei suoi propositi sulla eccellenza della polizia del juste milieu, continuava a non vedere della questione italiana che il lato che faceva comodo a lui, e, proprio nello stesso giorno 27 settembre, scriveva una lunga lettera in cui sviluppava tutte le sue idee unilaterali. Per lui tutta la quistione si riduceva a questo: il Papa vuol fare opera riformatrice nel suo stato e ha diritto e ragione di farla. Chi vi si oppone? Da una parte il partito stazionario, dall’altro il rivoluzionario. E li sciorinava giù varie teorie sul dovere che hanno i governi di soddisfare certi bisogni sociali, di compire certi progressi civili per vivere d’accordo coi loro popoli, ma, nel tempo stesso, i governi hanno il dovere di resistere allo spirito rivoluzionario. «Ecco» — egli esclamava, a questo punto, gioioso e trionfante della piccola America che gli pareva di avere scoperto — «ecco la politica du juste milieu, la politica del buon senso, che noi pratichiamo per nostro conto e che consigliamo al Papa, che ne ha tanto bisogno quanto noi». E non solo egli
- ↑ M. O. D’Haussonville, op. cit., lettera di P. Rossi, senza data, ma evidentemente dei primi di novembre 1847, diretta a un membro del Gabinetto francese, tom. II, pag. 238. Il Rossi dice «i governi della Toscana», perchè v’include anche quello di Lucca.
- ↑ M. O. D’Haussonville, op. cit, lettera di P. Rossi al Guizot, in data del 27 settembre 1847, tom. II, pag. 210.